Controcanto ad "attraversando certe pagine", da cantiere ad ore.
I suoni che non hanno origine,
come da trombe di scale rimbombi
ad occhi chiusi non se ne sa il verso,
l’orientamento indugia come guardandoti in moti
vicendevoli,
in piazze disorientate,
ma sempre divergenti
dalla mia posizione.
Io centro ma non c’entro.
Hai sedotto il germe
del grano e della malvarosa,
nutri e profumi del tuo solo andare
come vento che impone luoghi
li accarezza e trasporta.
Ad occhi chiusi
tu potresti incombere,
perfino.
Tuttavia tutti gli ingressi inattesi del silenzio
sono presenze solide. Invasive.
E deragliano i flussi del sangue arterovenoso
potrebbero invertirlo
alla fine.
E della notte la presenza geme come liquirizia.
Ha senso gusto odore. Benedice.
Poi
col chiarore sempre inatteso
le cose prendono la luce
come a bagnarsi
s’ingravidano di forme
ch’erano in fieri
ma certe.
Solo dimenticate.
Come quella mano tua
abbandonata
schiusa
sul lenzuolo.